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Morgan Stanley: “I rischi di recessione globale sono alti e in crescita”

Morgan Stanley: "I rischi di recessione globale sono alti e in crescita"

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Morgan Stanley: “I rischi di recessione globale sono alti e in crescita”

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I rischi di condizioni finanziari più strette, che porterebbero alla recessione globale “sono alti e crescenti”: lo ha scritto in una nota ai clienti il capo economista di Morgan Stanley, Chetan Ahya, aggiungendo che ci si aspetta “che qualora le tensioni commerciali aumentassero ulteriormente si entrerebbe in una recessione globale”, ovvero con un tasso di crescita inferiore al 2,5%, “nel giro di tre trimestri”.

Gli Stati Uniti, nonostante l’elevato ritmo di crescita mantenuto finora, non sarebbero immuni dai rischi provenienti dal rallentamento dell’economia globale.

“L’aumento delle tariffe aggraverà probabilmente le attuali pressioni al ribasso sui margini e sulla redditività delle imprese. Quindi, le aziende potrebbero presto passare alla fase successiva, riducendo le assunzioni”, ha aggiunto Ahya, “la fiducia dei consumatori ha avuto un brutto colpo in agosto e il calo è stato chiaramente guidato dall’annuncio di ulteriori dazi e, in parte, dalla conseguente volatilità del mercato azionario”.

L’ufficio di statistica americano, inoltre, ha rivisto ampiamente al ribasso il numero degli occupati al marzo 2019, rimuovendo oltre 500mila posti di lavoro precedentemente calcolati. Questo ha in qualche modo ridimensionato gli effetti sull’occupazione delle misure adottate dell’amministrazione Trump, fra cui tagli fiscali e l’aumento del deficit.

Fra gli altri campanelli d’allarme squillati negli ultimi giorni, va ricordato il livello dell’indice Pmi manifatturiero dello scorso luglio, il più basso mai registrato dal settembre 2009 (50,4 punti, a malapena nel territorio che preannuncia una futura espansione). Nel corso dell’ultimo mese l’indice S&P 500 ha risentito dei dubbi sulla crescita americana, cedendo lo 3,13% in un mese di agosto caratterizzato da una forte volatilità. L‘indice Vix, che indica la volatilità attesa dagli operatori nei prossimi 30 giorni, è rientrato dal picco toccato a inizio agosto ma resta in rialzo dell’11,3% rispetto ai livelli di un mese fa.

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